Giuseppe Agnello
Scultore
La scultura … come ti ha richiamato a sé?
Fin da ragazzo lavoravo istintivamente, quasi per un bisogno fisiologico. Posso dire che ho scelto il linguaggio della scultura quando ho capito che lo spazio bidimensionale, illusorio, non era il mio strumento espressivo adeguato, sentivo l’esigenza di plasmare la materia per costruire una forma in uno spazio reale. Non sono mai riuscito a spiegarmi bene il perché, ma penso anche per la necessità di colmare un certo vuoto esistenziale e posso affermare che nonostante la naturale evoluzione, dopo tanti anni, il mio rapporto con la scultura forse ancora oggi non è cambiato.
Natura e Uomo, parlaci del convivere nella tua scultura?
Nella mia scultura emerge quello che ho vissuto sin dalla mia infanzia; ho un rapporto simbiotico con la natura o la terra, e il mio linguaggio ne è contaminato. Rami ,tronchi , boccioli, paesaggi ecc. diventano a volte elementi simbolici per raccontare la mia o la nostra vulnerabilità, in altri casi hanno la pretesa di evidenziare lo stato in cui versa il nostro rapporto con la natura o il territorio.
Le tue opere evocano anima e corpo. Parlaci della tua visione …
Anima e corpo è il titolo di alcune mie sculture che raffigurano una sorta di Ecce Homo, il corpo e il suo interiore, di carbone o radici, simbolicamente un interiore consumato o carico di sole memorie.
Il riferimento temporale è preponderante nelle tue opere. Perché?
Non so se è preponderante, ma la scansione del tempo nelle quattro stagioni si racchiude in natura con il ciclo della vita e della morte, condizionando la nostra esistenza sul piano umorale: il riferimento alle stagioni è una metafora per raffigurare l’energia della “primavera” , distrutta dal fuoco, per mano dell’uomo, come accade in “estate” dalle nostre parti. Provo un po’ di imbarazzo nell’affermare che ancora adesso in estate soffro parecchio nel vedere incenerire intere montagne e dunque distruggere quello che la natura ha costruito per anni, trasformando il paesaggio in cenere.
Quali elementi appartenenti alle possibilità del reale prediligi utilizzare per raccontare il trascendente?
Utilizzo tutto quello che mi necessita e mi circonda per raggiungere l’obiettivo che mi sono prefisso. Infatti spesso utilizzo rami o qualsiasi elemento naturale, oppure calco la realtà (corpi, piante, paesaggi, oggetti di vario tipo ecc..) e li utilizzo come dei tasselli in una composizione o semplicemente per trasportare il calco della realtà in una dimensione altra, onirica,falsata dalla materia come il bianco del gesso.
In cosa ritrovi particolare “sicilianità” nella tua produzione artistica?
Non so cosa intendi tu per “sicilianità”. Comunque io penso che ogni uomo sia forgiato dal contesto sociale in cui vive e da ciò ne scaturisce una percezione personale della realtà. Le mie opere raccontano di un vissuto in una terra bellissima, trasformata in una realtà pessima. Tutta la mia produzione ne è segnata. Di recente opere come “Macerie”, “Paesaggio con rovine” raccontano in particolare delle tracce della civiltà agricola oramai estinta e con essa i simboli del nostro paesaggio identitario. Tutto crolla e si trasforma sotto i nostri occhi. Non so dirti cosa è giusto fare, ma io credo che queste tracce vadano comunque tutelate, per quanto possono essere le tracce di un passato povero, ma appartengono alla nostra memoria storica.
Considerando il legame con la tua terra, vista la condizione attuale della Sicilia, credi sia possibile una rinascita artistica?
Non ho mai creduto nella morte dell’arte, e non morirà fino a quando esisterà l’uomo. Dunque non penso ad una rinascita dell’arte in sé, ma semmai ad una rinascita del mercato dell’arte.
In un mondo senza limiti, avendo a disposizione qualsiasi mezzo, materiale etc., che opera realizzeresti?
Non so dirti cosa realizzerei. Adatto i miei progetti rispetto agli strumenti che ho a disposizione.
Quale consiglio daresti ad un giovane artista?
Ad un giovane artista consiglierei di pensare e credere più nel suo lavoro che al suo curriculum.
Quale credi sia il ruolo dell’artista contemporaneo?
Nel frontone della facciata principale del Teatro Massimo di Palermo vi è scolpita un’epigrafe che sintetizza, a mio parere, efficacemente il valore dell’arte ed il ruolo dell’artista di ieri e di oggi: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire».
© Annarita Borrelli
Gesso monocromo+carbone
Gesso
Gesso
Gesso monocromo+carbone