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Musica - Gianluca Galvani - Trombettista

  • ignorarte
  • 5 ott 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

Quando l’improvvisazione porta al concreto. Il trombettista Gianluca Galvani si racconta …


“La mia musica è diretta discepola di Bobby Hackett, uno tra i più grandi specialisti alla cornetta che la storia del jazz classico abbia mai incontrato. Mi sono ispirato a lui quando intrapresi lo studio della musica, infatti ho creato un mio quintetto sulla stessa falsariga di quello di Hackett, usando come secondo strumento a fiato, proprio il trombone. Il mio lavoro è fatto di ricerca e dedizione seguendo la logica di interpretazione in chiave avveniristica, nel profondo rispetto della storia dei grandi. Fin da giovanissimo ho intrapreso l'attività musicale concertistica e così, in breve tempo, mi sono ritrovato a suonare a fianco dei maggiori rappresentanti di jazz classico in Italia. La mia concezione musicale è quasi totalmente rivolta al Jazz ed alle sue esperienze, da quelle jazzistiche in concerto, in studio di registrazione a quelle televisive e radiofoniche. In questi 25 anni di musica, ho avuto il piacere di collaborare con Renzo Arbore, Paolo Belli, Carlo Loffredo, Lino Patruno, Minnie Minoprio, Gianni Sanjust, Sammy Rimington, Harold Bradley, Marcello Rosa, Fabrizio Bosso, Giorgio Tirabassi, Enrico Montesano e tutt'ora svolgo intensa attività musicale nei più importanti Jazz Club italiani, tra i quali vale la pena ricordare l'Alexander Platz, il Cotton Club, il Gregorys Jazz Club ed in passato al Music Inn, New Orleans Cafè, Blue Note (2011) ed alla Salumeria Della Musica (2010). Numerose sono le mie partecipazioni nei Jazz Festival di tutta Italia. Questa vita, ricca di esperienze jazz, a confronto con alcuni dei grandi del jazz italiano ed internazionale, mi ha dato la grande opportunità di poter accrescere la mia capacità di lavorare sui miei difetti per poi cercare di tramutarli in punti di forza. Le loro profonde esperienze di vita nel tempo sono entrate a far parte anche delle mie e questo mi ha permesso di affinare la sensibilità all'ascolto degli altri, ma soprattutto di me stesso. Come jazzista, credo che tutto ciò che mi capiti nella vita valga la pena di essere espresso in musica per essere condiviso; credo di poter dire che la condivisione è il miglior frutto, ma anche seme. Sul futuro? In realtà non ho la pretesa di saperlo, il jazz è improvvisazione.”


di Salvatore Cammilleri



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