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Biblioteca - "Prelude " Lea Valti


"Era una notte buia e fredda … ” … era il tempo di una metamorfosi. Sangue giovane sulle labbra morse e toccate dalle disgrazie dei vampiri e poi una sensibilità fragile che si innamora della beltà e del rosso dorato sorriso di una donna; il loro amore catturato dal buio tetro di una torre lontana, piena di cumuli di tremendi segreti e tracce nascoste; un destino a ritroso … William Druce, bambino e poi uomo, il protagonista di una storia vaporosa, descritta dal pathos e dalla nostalgie di chi si allontana dall’amore per difendere se stesso e poi ritrovarsi dinanzi alle mancanze ed ai test di realtà. Un lieve richiamo ad un’atmosfera che fa viaggiare in luoghi ed in tempi in cui tutto è raccolto in ovatta … lontanissimo ed al contempo ricercatissimo. Una platea di pungenti personaggi ed un palcoscenico di voci che, lentamente, scolpiscono un proprio spazio all’interno della realtà narrativa. William attraversa la Scozia nel suo viaggio iniziale da Perth a Bessborough, oltrepassa e scopre il suo mondo e la sua identità come ogni vittima delle storie di contrasto, quelle in cui si pagano le colpe dei vuoti, in cui si soffre per la cruda sopravvivenza … quelle in cui si finisce per scoprirsi reietti, insani e maledetti, senza diritto di vivere e di amare, come di ritornare nel proprio centro, nel proprio cupo e fastidioso nocciolo irriverente e capriccioso, tipico dei bambini curiosi e romantici che si lasciano andare al fascino di un’antichissima chiave, persa in rivoli di dettagli, tra improbabili mazzi appesi nelle stanze dei signori, tra le mani dei padroni. William schiavo e poi libero “viandante” … in una notte di sangue e dolore … William che attende una carrozza per “non affrontare più il viaggio a piedi”; attende il suo spazio per ritrovare lei … Wynter … chissà dove mai riposta al mondo, dopo le sue fughe ed i suoi cambiamenti; e poi un grande amico, Turner, fraterno, sempre vicino … unico e indiscutibile; il sogno di una madre che ritorna ed il ricordo di un pomeriggio in compagnia dell’amore ritrovato su una torre, seduti ripetendo una magica frase … “Noi figli della luce” … quanto buio su questa terra! Lea Valti è una scrittrice di sangue su sangue; tra le pagine di “Prelude” vige la regola linguistica della costruzione della storia in immagini fatte d’ovatte e fuochi di parole, scene aperte, intimamente emozionanti, a volte rassicuranti e poi impetuose … l’atmosfera ricoperta da una nuvola di tempi e spazi che, ad occhi aperti, si materializzano. “Prelude” è una storia a metà, un’ouverture che anticipa l’entrata in enfasi e in bemolle … l’introduzione ad un brutale cambiamento; pagine di tormenti, mancanze e castighi; una scrittura ancestrale misurata dalle attese, dal cammino lungo e dalla prospettiva temporale che si dilata e poi d’improvviso incalza. Un romanzo che divide in due la vita di William come dell’uomo ... la disillusione e la consapevolezza, il richiamo ai pericoli e poi la loro piena scoperta, fino al punto in cui si dichiara che finalmente è “tutto chiaro”. Lea Valti descrive i passi agili delle fondamenta di una storia antica che si muove all’interno di un territorio narrativo profondamente classico e romantico, tanto da non disattendere le intenzioni quasi provocatorie del genere letterario che ben si innesta in questa contemporaneità spesso dimentica dei valori antichi, raccolti nel rispetto dell’amore e del proprio destino. L’uomo si trasforma, si abbrutisce, indomito, immortale … tremendamente immorale. Tutto si piega in poche pagine di riflessione su quest’esistenza disegnata da “un mare placido … di petrolio” e dall’eterno ritorno all’amore che sempre attende e richiama.

di Annarita Borrelli

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