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Fotografia - Ettore Maria Garozzo - Angeli al crepuscolo


Estratto dal libro fotografico - Ettore Maria Garozzo "Angeli al crepuscolo" - Paruzzo Editore



Non c’è più anima viva. Solo un angolo ruvidamente tappezzato dalle memorie di una storia narrata da lontano e pochi passi verso una nuova acida dimenticanza … e poi nessuna vettura in moto in vista, né sul selciato della strada né prima dello spazio dell’obiettivo. Dietro gli angoli più disabitati del mondo, dove tracce, vicoli e abitazioni formano l’ennesimo campo sepolcrale disabitato, non ci sono più segni di vita. Solo ricordi, solo resti e pochi avanzi di speranze appese come stracci al vento … solo i graffi della storia aggrappati alle mura che si sfogliano e poi si sciolgono alla luce di una prima luna, secondo i ritmi delle latitudini di un acre e malinconico crepuscolo. Tra gli scatti fotografici dell’opera di Ettore Maria Garozzo batte l’anima del quartiere Angeli di Caltanissetta che procede e poi si ferma al ritmo del lieve torpore in cui ricadono le anime disarmate dei superstiti di una vera e propria notte polare.

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L’intera realtà fotografica di “Angeli al Crepuscolo” è come una gradazione di livelli di attività spirituale ordinata secondo principi metafisici: individualità nella sostanza espressiva, rapporto di reciprocità predeterminata, armonia prestabilita … questi alcuni tratti distintivi dell’occhio di Ettore Maria Garozzo che sa addestrarsi ed addestrare alla negazione. L’opera rappresenta anche l’evoluzione di un pensiero politico che da sempre segna la genetica dell’autore che denuncia ricercando l’intensità in una visione fotografica neorealista; l’opera è un intimo e malinconico spaccato dimensionale ed astrazione urbana. Le radici della sensibilità e del “pensiero sociale” del fotografo pulsano lontane da qualsiasi sentore di sconfitta; agisce e scatta per sottrazione, allontana l’obiettivo dai sorrisi, dai volti e dalle umane emozioni attraverso una vera e propria operazione di desertificazione fotografica. “Angeli al crepuscolo” vive nelle ambivalenze, è un luogo non luogo in cui ritrovarsi come perdersi. Ruba al quartiere Angeli di Caltanissetta la sua storica anima crepuscolare come sano pretesto per amplificarsi e illuminare l’umano scivolare verso la sera. Restituisce al quartiere una nuova veste scenica e la trascende; si vive in attesa di quel tempo che sappia respirare nel profondo nonostante l’immunità alla notte fonda … quello spazio in cui dal rosso dei vespri si ritorna alla piena luce del mattino. L’oro della pietra rischiara gli umani sguardi e tutte le tenebre, le paure, le oscurità, le ignoranze … Tecnica e senso estetico si compenetrano … vince l’ampiezza del caldo effetto cromatico ed il gusto profondamente romantico del fotografo alle prese con la scena ed i suoi retroscena. L’autore ricerca l’attimo della mancanza e della vacuità materica che rende il senso dello spazio universale, accogliendo ogni possibile sembianza e derivazione. Se mai potessero avere voce tutti gli angeli tristi, vittime dei rischi di questo declino!

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Morte, rinascita … ci sono angeli che guardano dietro le spalle stanche, angeli senza bilancia con cui non si avverte alcun peso del tempo, angeli che consolano mentre battiamo la fronte sulla pietra del disinganno o inganniamo la morte con rondini di carta. Ma qual è il tempo degli angeli? Quali gli antefatti del loro silenzio? Forse non solo all’alba scopriamo l’anima piegarsi nella rugiada … sorridere … volare … Al tempo del crepuscolo s’alza da sempre un canto … è un rituale. Scende la notte eppur si celebra la luce e la sua scomparsa come la santificazione d’un tempo quasi immobile e sempiterno.


di Annarita Borrelli

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