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DustyEye (visual artist) ad Estrazione/Astrazione


La Maniglia della Prospettiva Totale è un precario appiglio per un’Esistenza combattuta tra l’Infinitamente Grande che ci sovrasta e l’Infinitamente Piccolo che ci permea. Aggrappatevi alla sua duplice natura consapevoli che nulla cambierà nell’inesorabile fluire degli eventi, ma abbandonandovi per qualche istante al disarmante spettacolo delle proporzioni. Astraetevi dalla visione del piccolo Uomo annichilito dalle dimensioni del Cosmo, sentitevene parte. Estraetevi quali Esseri Pensanti dalla danza del subatomico, senza dimenticare che siamo fatti della materia di cui sono composti i Sogni, l’oceano, l’erba, le vette e, siamo sinceri, anche lo sterco.


Biografia

I DustyEye nacquero come collettivo artistico nella turbolenza emotiva dei primi anni ’10.

Vuoi per interessi comuni ai membri, vuoi perché le reflex iniziarono a costare meno, decisero di esprimersi attraverso la fotografia.

Limitandosi a lavori di genere horror e splatter, goderono di una discreta approvazione da parte delle gothic lolite e dei metallari ormai stempiati. Un lavoro di quei primi tempi, “Alice in Wasteland”, è incluso nel volume Le Camere Oscure, redatto da Enzo Biffi Gentili in occasione dell’omonima esposizione a Cuneo nel Complesso Monumentale di San Francesco nel 2014.

Col vento in poppa e un sorriso nel cuore per ben tre anni ebbero l’onore di essere i fotografi ufficiali del patavino SugarPulp Festival (festival letterario dedicato alla narrativa Noir e Pulp). In questa sede fotografarono scrittori del calibro di Lansdale, Willocks, Gischler e Strukul. Su qualche loro quarta di copertina ancora oggi fa capolino uno scatto DustyEye.

Mettiamoci pure una collaborazione con il Maestro Giorgio Finamore, artista dedito alla biomeccanica. In 40 tavole dal titolo “Arcane Shadows” , fondendo fotografia e pittura digitale, i DustyEye con Finamore ripercorsero altrettanti miti della Grecia Classica.

Nel 2013 l’epifania, la fotografia era ovunque. Le compagne delle medie un po’ bruttine si scoprirono alternative model. Le zone industriali fatiscenti come meta di pellegrinaggi di massa di giovani fotografi, carichi di attrezzature, curvi sul loro Golgota alla ricerca del tatuaggio perfetto. Poi il selfie. Il selfie e la Morte.

Era tempo per i DustyEye di tentare il Collage. La fotografia fu declassata a semplice materia prima grezza da ritagliare e impastare in un ciclo di 42 tavole. Nessun filo conduttore, ma per una ragione ignota agli stessi DustyEye spesso spiccavano maiali e pappagalli a guisa di animali totemici.

Siamo ormai al 2015. Pare quindi più opportuno spostarsi dal passato remoto al passato prossimo e, per aumentare lo stupore, anche alla prima persona plurale. In aprile senza, troppe pretese, abbiamo installato abusivamente (ma nel rispetto della Natura), una “Maniglia della Prospettiva Totale” a Roma, nel cuore di Villa Borghese. L’inaspettato successo dell’iniziativa ci ha condotti nei mesi successivi ad installarne altre in varie location italiane. Ad oggi ne vantiamo una al MAU Museo di Torino, una al Winter Line Museum di Livergnano e appunto un’altra decina sparse per la penisola.

In tutti questi anni di attività abbiamo condotto e partecipato a più di quaranta esposizioni senza trarre alcun guadagno monetario, rifiutando o sbarazzandoci di ogni profitto. Anche se vi suonerà sgradevole, lasciatecelo dire: mescolare arte e denaro è deplorevole e volgare.

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