Dinanzi all'invasione tutto ciò che è contemporaneo diventa primordiale. Secondo questa credenza l’opera “Turbo Jungle” di Alex Angy viene da lontano e invade lo spazio primitivo che l’accoglie … e così l’arte ricorda la storia degli assalti … improvvisi, catastrofici, devastanti … una storia di occupazione e resistenza che si ripete da secoli per volere di un potere caustico del destino che purifica e semplifica prima di educare alla sopravvivenza. Si può resistere all'invasione di un esercito conosciuto, ma non all'irruzione del mondo delle idee. Si può sopravvivere all'attacco dei nemici manifesti, ma non alla subdola e dolce violenza degli ingannevoli amici. E così cediamo il passo ad ogni tipo di brutalità e sopruso. Alex Angy agisce ai limiti di questo vortice che regola la storia e l’antropologia … fonde e ricicla la plastica come i millenni … e poi edulcora i nostri scarti come fossero residui di pensieri, modelli, visioni e utopiche congetture, fino ad imporsi nello spazio attraverso la realizzazione di questa maestosa opera plastica dalle forme complesse che riflette la bellezza di un virus al microscopio mentre esplode con tinte forti ed alieni tentacoli colorati … Arrivano da tutte le parti, questi “barbari”! … questo ci confonde e ci allontana dalla nitida immagine delle angherie e della coercizione globale ... discutiamo di piazze reali e virtuali, di grandi musei, dei fast-food, dei reality show, della politica in televisione, dei ragazzini che non leggono … ma proprio non siamo capaci di osservare l’esistenza dall'alto come gli effetti della prepotenza e della morte che ne consegue. Non riusciamo ad intravedere la vita dopo questa morte né l’immagine dei villaggi saccheggiati che disegnano catastrofe e sangue sulla superficie del mondo. Vediamo le piccole scorribande, ma non ci dimostriamo capaci di osservare e comprendere il senso ed il tempo della vera e continua invasione virale. “Turbo Jungle” è un totem, un’entità soprannaturale costruita attraverso la riconversione degli scarti della vita … “Turbo Jungle” è un monito, la nostra carcassa che evolve … la scia della coscienza universale che tende alla fuga verso l’oscura anti – materia … “Turbo Jungle” è un passaggio verso tutto ciò che ha bisogno di essere riscoperto per sopravvivere alla luce del sole. Si muove, ci sorprende, ci sorpassa, ci protegge, ci contamina come un virus … urge e urla in una dimensione di attesa ed attacco … L’opera risveglia e seduce come la democrazia … che è un concetto ambiguo. Tutto sommato cerchiamo sempre un mattino, un nuovo mondo, una soluzione, una nuova era, un’essenza aliena, un riavvio che porti luce e rinascita, ma quasi sempre la nostra ricerca fallisce e ci interroghiamo sull'esistenza di quel mattino mentre non riusciamo a spingere lo sguardo al di là di ciò che lo nasconde, la violenza per la vita.
di Annarita Borrelli
Fotografia di Maurizio Geraci