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Criptica - Kengiro Azuma - Goccia accanto all'opera Mu - 141 La Vita Infinita


Kengiro Azuma - Goccia accanto all'opera Mu - 141 La Vita Infinita

Sabato 15 Ottobre scorso la triste notizia della scomparsa di uno dei più grandi artisti al mondo, il Maestro KENGIRO AZUMA, grande amico, con cui collaboro da tempo. Ricordo lo scorso marzo in occasione del suo novantesimo compleanno, la presentazione dell'opera "MU 141: La Vita Infinita" entrata nella collezione del Parco Sambonet Paderno Industrie. Solo la scorsa settimana, ho presentato la sua magnifica installazione "Genesi - La luce di Azuma a Portofino" presso il Museo del Parco - Centro Internazionale di Scultura all'aperto di Portofino.


Rendiamo noto, di concerto con l'Associazione Culturale AMARTE, l'Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Vercelli ed il Comune di Vercelli- Assessorato alla Cultura, che era già stata calendarizzata un'importante antologica del grande Maestro Azuma presso la nostra città di Vercelli per l' autunno 2017. Grazie alla Famiglia il progetto potrà essere realizzato con il nostro impegno di rendere omaggio a Kengiro e mantenere viva la sua Arte.

Il 15 Ottobre 2016 inizia una nuova vita, un nuovo MU per il grande Maestro e caro amico Kengiro Azuma, un MU 15/10/2016, mi piace chiamarlo così e continuare a parlare con lui e di lui al presente, perché la sua anima e la sua Arte è eterna e ci accompagna ogni istante… forse la lontananza fisica ci aiuterà a sentirlo ancora più vicino e ci permetterà di perpetuare i suoi insegnamenti, di farli davvero nostri ogni giorno… perché è questo che le sue opere esprimono… il vuoto va colmato con un pieno e da oggi il vuoto è per tutti noi, sicuramente per me, la mancanza di potergli stringere la mano, ma il pieno di amore, affetto che pervade l'aria che mi circonda con la sua anima. Marino Marini forse per primo vide in Azuma le grandi potenzialità di quello che è diventato, infatti, in pochi anni, uno dei più importanti artisti nipponici della nostra epoca. Nel 1960 lo sceglie come suo assistente e, come un padre indica la strada ad un figlio, così Marini sprona Azuma a non dimenticare mai le sue origini e la sua cultura. Reduce da esperienze che solo una grande anima riesce a contrastare senza farsi scolpire in modo tragico ed indelebile la memoria e lo spirito, Kengiro Azuma, ancora giovanissimo, rimette in discussione quella che sembrava una vita già decisa, già scritta e sfida confini geografici, politici, religiosi e fortemente interiori, lasciando il Giappone per scrivere una nuova pagina, un intero volume della sua esistenza da filosofo dell’Arte. Impara a leggere il suo IO più profondo, celato e “violentato” nel periodo della II Guerra Mondiale, come se quell’aereo che pilotava fosse davvero stata la zattera di Caronte che, pur non conducendolo alla morte fisica, lo ha condotto ad una resurrezione, ad una rinascita spirituale. Ed ecco che dedica la sua vita alla filosofia Zen, traducendola in materia, in comunicazione universale, in Arte. Con la volontà e la consapevolezza di “dover” tradurre questi concetti intangibili in materia, in forme percepibili anche dall’uomo comune, come tramite umano di un sapere superiore, con grande semplicità di lettura, modella la materia e sceglie la forza e la pesantezza del bronzo per fissare quell’istante impercettibile in cui si forma il pensiero, la vita…Tra le sue opere più rappresentative la famosa Goccia in bronzo… quell’attimo della natura che non riusciamo a vedere con precisione, ma di cui conosciamo l’esistenza… quell’attimo di vita senza cui la Terra non vivrebbe così come la conosciamo e l’Uomo non esisterebbe. Quell’insieme di istanti, talvolta apparentemente inutili ed insignificanti della natura e di ognuno di noi che, in realtà, riempiono i vuoti creando pieni e alimentando così l’istante successivo e l’intera esistenza. Proprio a questo istante si ispira il maestro Azuma plasmando la goccia e le sculture intitolate alla vita infinita, rendendo reale, tangibile e “materiale” quell’istante di acqua, di natura, di Noi …


“Una goccia d’acqua nasce un attimo

svanisce un attimo

rimane meravigliosa

pura forma invisibile

più che guardare

sentire un suono

che continua nel silenzio”

Kengiro Azuma, 2009


La via indicata dal Tao-té-ching di Lao-Tzu, ossia del perenne mutamento e della mobilità infinita, diventa il vero credo di Azuma, fondamenta dalla sua vita ed espressione artistica. Come l’aria che respiriamo e l’acqua che genera vita, per lui i concetti di MU e di YU della filosofia zen, appunto, sono pietre miliari della sua cultura ed esistenza, ispirazione e ragione di vita che, ci insegna, indicano rispettivamente

MU il vuoto, l’infinito

YU il pieno, il finito

il positivo ed il negativo, la vita e la morte, l’uomo e la donna, il caldo ed il freddo… perché l’esistenza è generata da opposti, da realtà diverse ma vive, tangibili e significative solo se complementari e presenti; senza i vuoti non esisterebbero i pieni. Non servirebbe crescere, apprendere, scoprire e creare, se non ci fosse nulla da riempire, se tutto fosse già dato avere; non percepiremmo il bene e la felicità se non esistessero anche dolore e tristezza; così come non ameremmo la vita, vivendola ogni istante se non avessimo la consapevolezza che esiste anche la morte. Ed ecco che la vita spesso è faticosa, dura, sacrificio quotidiano, difficile equilibrio di noi stessi per superare avversità, lottando per migliorare, per ottenere ciò che riteniamo sia giusto e necessario, troppo spesso materiale e non fondamentale, ma in quell’istante tanto desiderato… dimenticando che, qualunque sia il nostro credo, ci aspetta la tranquillità, la liberazione dal corpo per arrivare all’immaterialità dello spirito, anima che è già in noi, ma che spesso non ascoltiamo, troppo concentrati sulle esigenze materiali della quotidianità… La morte, unica certezza di ogni essere, per cultura terrena ci spaventa, ma la filosofia e l’arte di Azuma ci comunicano vera essenza dello spirito che, in quanto tale, è e rimarrà immateriale. Per Azuma esistono cerchi vuoti, simboli di purezza, perfezione, assoluto. La cavità del cerchio si svuota: la materia si dissolve ma si perpetua con lo spirito, con l’anima invisibile ed infinita. Così si ritorna alla Terra e ricomincia il ciclo della vita all’infinito, senza iniziò né fine. Azuma rappresenta il ciclo della vita, perché secondo la sua filosofia, essendo lui stesso vita, ha il dovere di rendere tale concetto materiale perché possa essere visto, toccato, appreso da ognuno di noi come con la scultura “MU-141, la vita infinita”, ove la parte frontale rappresenta la rigidità, la durezza e la lineare geometria della vita, contrapposta alla parte posteriore, dalla forma tondeggiante che simboleggia l’armoniosità e la morbidezza della morte. Come la scultura è perfetta solo se completa delle due facce, così lo è il ciclo dell’esistenza… non esiste un lato migliore o peggiore, buono o cattivo, che merita o meno di essere vissuto, sta a noi comprendere ed accettare il ciclo, prenderne consapevolezza senza giudizi e preconcetti. Solo noi possiamo scegliere come vivere, se avere timore quotidiano di ciò che non conosciamo ed esserne sopraffatti o se, invece, trovare il nostro equilibrio e vivere ogni istante con consapevolezza, desiderio, rispetto di noi stessi e del resto della natura che ci circonda. Come la scultura di Azuma, così anche la natura ci offre superfici lisce e lucide come la luce, la gioia, l’allegria dell’esistenza e la speranza e superfici opache, mosse, ruvide, spente che rimandano alle difficoltà della vita e alle sue parti oscure. Come afferma lo stesso filosofo parlandoci attraverso la sua Arte, i buchi sono gli imprevisti invisibili della nostra vita; in ogni buco verticale c’è un nostro antenato con la sua grande eredità, seppur invisibile. Quindi la ricerca di noi, della nostra storia, della nostra cultura contaminata da quella altrui verso cui il rispetto è necessario e doveroso anche per noi stessi e per il nostro equilibrio interiore, ci possono far raggiungere il cerchio, la perfezione, l’assoluto. Così possiamo accettare il domani, avvicinarci alla morte con serenità e, quindi, di nuovo verso la vita, con coraggio e amore… Vuoto e pieno, nascita e morte… opposti che si attraggono e che con la loro energia generano nuova vita… “Il limite della visione consente il sogno dell’infinito, quello che è al di là è il tutto, l’invisibile è l’approdo più alto del visibile” … K. Azuma. Visibile ed invisibile, Natura e Arte… corpo e anima… tutto si completa e prende forma, vita, essenza. In Genesi lo specchio amplifica la luce ed il cielo elevando le tre piramidi all’infinito, in un nuovo gioco di pieni e vuoti, ma al contempo la superficie specchiante permette alla Natura terrena di entrare nell’opera, all’uomo, attraverso la sua immagine riflessa, di diventare opera d’arte e, per il suo tramite, di elevarsi al cielo almeno per qualche istante, seppur ancora legato al quotidiano. Genesi al confine apparentemente così distante tra terreno e infinito, tra quotidiano e tangibile, divino e superiore, ci ricorda che corpo, anima e spirito sono un tutt’uno per poter vivere, come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e ancora la Natura che ha bisogno di Luce e Acqua per vivere e Arte per essere terrena e rigenerarsi ogni istante… “Immaginare senza avere la possibilità di vedere e toccare è meraviglioso. Proprio da qui nasce l’arte”, così Azuma si riferisce alla lontananza dalla sua terra, dal Giappone, lontananza dolorosa ma costruttiva. Lo stesso vale per il mistero della vita e della morte; se ci fosse dato di conoscere ogni cosa, ogni segreto ed il nostro destino, nulla più avrebbe senso, nulla più sarebbe stimolante, pieni e vuoti coinciderebbero e l’equilibrio si spezzerebbe. Ogni istante, ogni goccia della nostra esistenza sono fondamentali nel nostro percorso, questa è una delle verità assolute, comune ad ogni cultura ed ad ogni legge di vita, senza alcuna distinzione; essa vale per l’essere umano, ma è una legge scritta dalla natura madre sovrana. L’acqua non teme il fuoco, l’acqua non teme i limiti posti dall’Uomo, vive, scorre con forza… altrettanto dovremmo fare ogni istante anche noi, con la convinzione che la vita vale la pena di essere vissuta meglio che possiamo, impegnandoci ogni giorno per renderla piena. Mi piace ricordare ogni sera le parole di Azuma: “Oggi più di così non potevo fare, meno di così non potevo fare”. Forse il più grande insegnamento per tutti noi... Nella sua vita meno di così non poteva fare... ed ora ricomincia il ciclo, goccia dopo goccia, generando nuova vita. Tutto è equilibrio… la società e noi stessi tendiamo, volontariamente ed involontariamente, a creare terremoti emotivi… sta a noi creare il nostro percorso e, grazie anche all’Arte, trovare il giusto equilibrio.


di Serena Mormino

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