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Sipari - Nabucco


Lontani ricordi di notti d’inverno passate al calduccio nel lettone del nonno riaffiorano nella mia mente chiacchierando con i “Nabucco” (Viviana Militello, attrice e cantastorie e Valerio Cairone, polistrumentista).

Tra sacro e profano, tra finzione e realtà … i “cunti” con la loro varietà, raccontano la storia della tradizione siciliana, condita dall’inestimabile folklore popolare.


“Si cunta e s'arraccunta ... vi cuntu lu cuntu, s'un nni lu sacciu raccuntari, amici mia m’ata scusari …” Viviana Militello ci “raccunta” …


Come nasce e si sviluppa l’idea di mettere in scena i racconti popolari?

È successo così. Un mio collega prese un ingaggio con una scuola primaria; per i più grandi recitavamo una fiaba drammatizzata insieme e per i più piccoli lui aveva preparato un cunto, dunque pura narrazione, qua e là coadiuvata da alcuni suoni esterni. Dopo lo spettacolo, che mi coinvolgeva direttamente, pertanto, sono restata a guardare il cunto e lì è accaduto qualcosa. Mi sono sentita catturata, dal di dentro, quelle storie antiche, parlavano a una parte di me sottile e mi riportavano a un silenzio denso. Ho subito intuito la forza di questi racconti; certamente, c’era qualcosa di ben più profondo dietro quelle fiabesche trame. Approfondendo la questione ho scoperto razionalmente quello che avevo intuito col cuore: i cunti, sono sopravvissuti perché attengono alla tradizione, ove per tradizione si intende ciò che da sempre è esistito, perché da sempre pertinente la natura umana, ovvero la domanda esistenziale chi sono io, con tutti i suoi risvolti emotivi. Senza ombra di dubbio, tale quesito ha toccato e continuerà a farlo gli uomini di tutte le epoche e il cunto, col suo linguaggio immaginifico coglie questo tema. Da qui la decisione di farne la mia professione e l’esigenza di portare avanti questo discorso artistico con un musicista di musiche popolari; del resto, in origine, cunto e musica costituivano un unico linguaggio.


Lo scenario de i “cunti” è, solitamente, la strada … parlaci dello scenario che ti ha emozionata di più e perché …

Lo scenario dei cunti non era esattamente la strada, ma la casa o il cortile; in ogni quartiere, in ogni famiglia, c’era sempre qualcuno, un cuntastorie, che conosceva questi racconti e li condivideva con la famiglia o con dei piccoli nuclei di persone; proprio perché la loro natura riguarda l’intimo. La strada, o meglio la piazza era invece il luogo dei cantastorie, i cui temi infatti erano di natura sociale e cronachistica.

Lo scenario più suggestivo pertanto si ripresenta, ogni qual volta il luogo e gli organizzatori hanno saputo ricreare un contenitore accogliente - una piccola galleria d’arte o un angolo riparato di un cortile, ecc -, poiché lo scopo del cunto è l’incontro, con un pubblico non numeroso, che messo a proprio agio, è in grado di poter sentire in sé, quel silenzio denso che è dentro ogni storia e che, come dicevo prima, percepii la prima volta che assistetti ad una narrazione.


Quali sono le reazioni più interessanti che hai potuto notare dinanzi al racconto dei “cunti” da parte dei bambini?

Premesso che i cunti sono per tutti, anzi gli adulti ne sono molto più intimamente toccati, posso dire che i bambini rimangono particolarmente colpiti dalla trama in sé; ne consegue che durante la narrazione procedo con l’enfatizzazione di ogni suo aspetto, talvolta col suo l’ingigantimento, accentuando il mimetismo delle azioni stesse, mentre con gli adulti, la stessa storia ha un impatto diverso; la trama resta appena disegnata, mentre sono il carico emotivo, il colore, a prendere il sopravvento. Ai bambini, che incontro nelle scuole introduco sempre il cunto, per fargli sentire, che si tratta di qualcosa che lo riguarda personalmente, nella vita di ogni giorno; la fantasia, non è un luogo a parte dalla vita, ma nasce dalla vita stessa e gli è necessario per comprendere se stessa.


I “Nabucco” nel futuro …

Come ogni formazione emergente, il problema fondamentale è formale-stilistico, ovvero, trovare la forma adatta per esprimere al meglio il proprio oggetto artistico, questo significa studio e ricerca. A livello progettuale invece, continua il nostro interesse di lavoro nelle scuole e di performance presso associazioni, piccoli teatri, case, musei, enti turistici, strada e ogni luogo che vuole ascoltare una storia.

Un sogno, avere un luogo della narrazione, una sede fissa in cui poter coordinare e attivare ricerca, produzione e scambi con altri artisti del cunto.

Attualmente abbiamo due spettacoli in repertorio: “CUNTICUNTO”, racconto concerto dalla tradizione popolare e “LI TRI CASI DI L'AMURI”, cunti e sunati da G. PItrè.


Viviana Militello, cuntista; Valerio Cairone, musicista.



di Daniela Cannarozzo



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