Il sole mostra le ferite della lacerazione, il buio rivela il tragitto delle comete e dei segreti universali. Questo buio è fuori, è dappertutto, e noi siamo inghiottiti da questo tenebroso viaggio sulla terra … e attendiamo, con calma, di digerire le ore per poi essere espulsi. Nicola Fornoni, nella sua performance CRYPTOCHROMES 365, mette in scena il proprio mondo spirituale, un “altro mondo” intimo, fatto di alternanze tra aspetti illuministici e timori abissali. L’artista è nel centro di una stanza oscura e reitera un gesto semplice ed, al contempo, acutamente complesso: si accendono e poi si spengono 365 fiammiferi lunghi, si illumina il tempo dei nostri giorni solari e si acquietano tutte le passioni, dinanzi ai piccoli accumuli di legno e zolfo, lì ai piedi della solennità dell’artista. C’è un odore sulfureo, intenso, estraniante, quasi soporifero. C’è aria statica, ultraterrena, imponente, a tratti quasi molesta, come accade alle rivelazioni semplici del quotidiano sentire che poi impattano sull’intera esistenza. 365 alternanze di fioche scintille esistenziali, 365 possibilità di assorbire la luce per diventarne la fonte, 365 moniti del “non fare”, ombre e deformazioni dell’essere e cupo rispecchiarsi nell’infinità, in attesa che quest’ultima si sveli dinanzi all’impassibilità dei popoli. La ritualità del gesto di Nicola Fornoni diviene come un mantra temporale del pensiero e del pensare, ci incanta dinanzi ad una forza messa in atto per esorcizzare il peso molle della vita mentre punta a scacchi contro la morte. E’ come ammettere l’adorazione per un ammutolito fascino del quotidiano mentre tende a scomparire. In quell’istante ci contamina un languore acido che preme ogni volta che si crede di dover tornare a respirare, ma poi invece siamo già pronti a viaggiare come i fiocchi di neve che si sciolgono mentre decidiamo a che gioco giocare.
di Annarita Borrelli