A vent’anni dalla mostra a Villa delle Rose e dieci dalla realizzazione del Museo per la Memoria di Ustica, Christian Boltaski torna a Bologna per il progetto Anime. Di Luogo in luogo, a cura di Danilo Eccher, che vede coinvolta l’intera città. Il progetto, inaugurato il 26 giugno 2017, ha come epicentro il MamBo dove attualmente, e fino al 12 novembre, è ospitata una grande antologica, la più ampia mai organizzata in Italia sull'artista francese. La mostra presenta 25 opere - tra installazioni e video - che raccontano il percorso artistico dell’autore dagli anni Ottanta fino a oggi.
Memoria e oblio, vita e morte, persistenza e caducità, opposti che convivono in questo racconto visuale in cui il silenzio delle opere si rivela assordante. «Mi sento come un artista del Rinascimento chiamato a decorare una Chiesa» dichiara l’artista pochi minuti prima dell’apertura. E continua: «Questa esposizione va vista da soli o in coppia. La mostra parte dalla nascita e termina con una sala dedicata alla visione della vita dopo la morte. Ciascuno deve vedere quello che vuole, quello che sente. Per questo motivo se qualcuno mi chiederà di spiegare un’opera, non lo farò.»
Nella prima sala lo spettatore è accompagnato dal suono di un cuore pulsante: si tratta dell’opera Couer. Poi si accede alla Sala delle Ciminiere, la più grande dedicata all’esposizione. L’allestimento, concepito da Boltanski come una grande cattedrale, ad un primo impatto risulta dispersivo: è facile confondersi tra le velate tende dell’opera Regards situata nella grande sala centrale dalla quale si dipanano le altre più piccole. Ma l’effetto è quello di un unicum, di una gigantesca installazione che racconta il percorso artistico di Boltanski e che conduce il visitatore in un viaggio dello spirito fatto di memorie altrui su cui proiettare le proprie.
Chiude questo percorso Animitas (blanc) che, come Volver, è uno degli ultimi lavori dell’artista per la prima volta presentati in Europa: un ampio tappeto di fiori falciati ai piedi di una videoproiezione nella quale numerose campanelle risuonano nel vuoto. Animitas è un’opera di pura contemplazione che porta in un territorio diverso, quello del sublime, attraverso un’immersione mentale totale guidata dal suono delle campane e dal profumo piacevole e perturbante dei gambi spezzati.
Boltanski ha indagato a fondo la storia della città, ha cercato la sua anima per dialogare con i luoghi e svelare le sue memorie, anche dolorose. Come ha dichiarato al curatore: «Amo Bologna per la sua architettura e per il fatto che è una città universitaria piena di studenti e vita, una città felice che tuttavia ha sofferto molto per motivi storici e politici. Mentre preparavo la mia mostra ho avuto modo di ripensare a tutti i drammi che hanno colpito questa città. »
Il progetto comprende anche altri eventi ideati dall’artista per la città. Tra questi Réserve, installazione pensata per l’Ex polveriera bunker riguardo al tema dell’immigrazione, e Take me (I’m yours) una performance che a settembre vedrà Boltanski curatore di un esperimento sociale dal tono ludico.
di Francesca Renda