Nonostante la vittoria dei 6 David di Donatello (tra cui quello alla migliore sceneggiatura) e le 17 candidature per il film rivelazione Indivisibili, Edoardo De Angelis non ha perso nulla del ragazzo napoletano che a 19 anni iniziò a realizzare i suoi primi cortometraggi.
Il regista casertano ma originario di Portici, sempre umile e disponibile, come si è mostrato ai recenti festival estivi tra Giffoni e Vico Equense, sarà presente stasera in sala al cinema Hart di via Crispi alle ore 21 per la proiezione del film "Indivisibili", nell'ambito della retrospettiva che il Napoli Film Festival gli ha dedicato in questa settimana.
«Porto le mie origini napoletane e la mia cultura campana un po' in tutte le mie creature di celluloide», premette De Angelis a ogni incontro. «Non è mai stata casuale la scelta di debuttare con un lungometraggio che si chiamasse provocatoriamente Mozzarella Stories (in rassegna negli ultimi giorni alla kermesse napoletana tra Hart e Institut Français) e in cui si raccontasse vita e morte, sesso, amore e odio, potere e denaro attorno all'oro bianco della Campania».
Il legame di De Angelis con la propria terra emerge anche nella scelta del ricorso a un certo bagaglio di immagini e repertori visivi: «Tanto per Perez quanto per Magnifico Shock ho lavorato su tutta la forza di certi ambienti opprimenti della mia regione, reinventando volutamente molti degli archetipi del cinema di matrice partenopea. Con Indivisibili, invece, credo di essere andato anche oltre e di aver direttamente puntato alla sottocultura che un certo degrado morale ha saputo trasformare in un valore assoluto».
Il film, presentato alle Giornate degli Autori Venice days nell'ambito della Mostra del Cinema di Venezia 2016,edizione 73 al lido, ha di fatto reso protagonisti i grandi mali del nostro tempo: «Indivisibili è un racconto filmico di tutte le insanabili dualità che vivono nell'uomo contemporaneo, su quel continuo equilibrio che muove tutti noi in un gioco di attrazione e repulsione da alcuni standard esistenziali e di massa».
«Le due protagoniste, da controparte, sono il vero miracolo in un cosmo di brutture. E non è un caso che alcuni abbiano intravisto una certa venatura in un'epoca che risente fin troppo del vizio della speranza e che, di conseguenza, si aggrappa spesso al mistero della fede. Dasy e Viola, in tutto il loro candore morale e nella loro voglia di continuare comunque a sognare e sperare, non sono poi tanto diverse dai ragazzi di oggi: anche loro bramano di poter crescere, ma temono l'ignoto che l'evoluzione inevitabilmente comporta. La morale però rimane chiara: non abbiate paura dei confini e sappiate andare sempre oltre», è l’invito rivolto dal regista a ragazzi, appassionati e giornalisti a ogni incontro.
di Renato Aiello