Come polline leggero, delicato ma vitale e capace di generare nuova vita, così Maria Cristina Carlini è Arte e genera nuova Arte, proseguimento consapevole della natura che siamo e viviamo.
Cresciuta usando la vegetazione che la circondava, più che ammirandola, gli studi la portano solo apparentemente lontano dal suo vero essere. Laureata in giurisprudenza, sarà un master in California a farle scoprire il suo amore incondizionato per la ceramica e la sua filosofia artistica.
Sperimenta, e con la mano sicura di chi non hai fatto altro, crea opere dalle sembianze della terra che ha fruito, ed il gioco semplice di infante diventa poesia.
E proprio le sue creazioni la portano ad “osservare” la natura e non solo più ad “usarla”.
Ma l’essere Artista, non essendo identità bensì necessità, le regala una forza spirituale e fisica intensa.
La sua materia prima non può che essere materia generata dalla stessa natura: gres, ferro, legni vissuti, foglia oro, resine… per generare monumenti alla Terra, coinvolgendola fisicamente in opere di grandi dimensioni, non certo per vezzo, ma anche qui per necessità primordiale di fusione con le origini.
Figura elegante ed esile ci abbaglia nel suo studio dal sapore ferroso più che patinato; ed ecco che nei suoi boschi, nelle sue scale e torri di Babele ci conduce velocemente nel suo mondo; ci proietta in un teatro della Natura ricco di musica, di danza, di incontri verso l’infinito, ma senza farci perdere la strada e la consapevolezza della nostra quotidianità, della preziosità della vita e della violenza con cui aggrediamo ogni istante la nostra casa madre.
Scrive libri privi di parole ma intensi nel significato, compone note eterne che possono essere suonate solo con la fantasia dell’aria, genera fossili ricchi di vissuto del pianeta ma anche del nostro sapere umano. Crea un contatto diretto tra Uomo e materia, in una fusione chimica e artistica così efficace da meritare un nuovo nome. Le sue isole non si perdono nella corrente, non creano vortici a tempo determinato; i suoi “libri dei morti” sono in realtà uno stimolo di rinascita che porta il fruitore della sua Arte, ma anche l’anima della scultrice, a cercare identità inesplorate.
Forte e consapevole, afferma che le opere non andrebbero mai intitolate, che giustamente dovrebbe essere il pubblico a leggerle come desidera; nulla di più vero, certamente, essendo l’Arte forma di comunicazione priva di qualsiasi tipo di barriera, ma in realtà i suoi pezzi non potrebbero chiamarsi diversamente, perché anche le parole dai lei scelte sono testimonianza di natura tradotta.
L’Ignoto è elemento fondamentale del percorso di vita di qualsiasi forma terrena, senza di esso non ci sarebbe mutazione, sviluppo, morte ma anche miglioramento e consapevolezza; e così è anche per la Carlini che continua a sperimentare elementi ed attimi di vita.
Il suo sguardo magnetico e al contempo timido e schivo, cela forza indescrivibile se non con la sua Arte; in constante contatto con la natura, ha una linfa vitale che la rende capace di creare nuovi elementi materici ed artefatti che sembrano nati dalla stessa Terra; il suo studio sembra il cratere di un vulcano, silenzioso per istanti lunghi un’eternità, per poi urlare al mondo la sua forza interiore e creare nuove isole ricche di elementi essenziali.
Mi lascio travolgere dalla chimica delle sue sculture, delle sue magnifiche carte tridimensionali intrise di un vissuto che le rende sindoni delle opere, più che carte progettuali. Oltrepasso con le emozioni le sue grandi porte, come a ripercorrere anni di vita… lo sguardo incrocia uno specchio così inaspettato che mi fa leggere anche troppo di me… e mi permette di ascoltare le parole non pronunciate dall’artista…
Difficile scegliere un’opera preferita, perché tutto parla di Natura, di attimi di eterna Arte, di continuo scambio di elementi di VitaminaArte
di Serena Mormino