Il corpo-totem nel tempio nuovo. Ex vuoto di Salvatore Cammilleri; performer Aiscrim
Il corpo contemporaneo ha subito una desacralizzazione, è stato ridotto a “cosa”, a involucro, simulacro. Divenuto estraneo alla sua anima, partecipa dell’orrore del vuoto. Anche i gesti che questo corpo compie divengono una forma di adesione al sistema, risultando vuoti. Ma in Ex vuoto, il corpo della performer Aiscrim, trasmette il senso magico delle veneri preistoriche, le “veneri” del paleolitico. Le caratteristiche delle veneri paleolitiche risultano qui accentuate dal rito della rottura delle uova. L’artista siciliano Salvatore Cammilleri è lo stregone che officia la cerimonia in cui la donna assume una ieraticità esaltata dalla scomparsa del viso per effetto della retina che ricopre la testa. L’aspetto complessivo della donna dal corpo bianco lattiginoso, reso più espressivo sullo sfondo scuro, evoca trascendenza e spiritualità. Lo spettatore avverte la sensazione di essere in un tempio in cui si stia svolgendo un rito pagano eversivo, come nell’antica Mesopotamia, in cui la statua è una potentissima espressione del rapporto tra il fedele e il dio, un rapporto visibile attraverso le posture generali di colui che si fa rappresentare: l’atteggiamento generale è quello di devozione, rispetto. La donna, ovvero il suo corpo perlaceo, in cui le braccia divengono centrali per l’atto della già menzionata rottura delle uova, mostra il microcosmo agglutinato intorno al rosso dell’uovo come allegoria di un macrocosmo. Cammilleri gioca su un Mito delle origini in cui il corpo e i gesti rinviano a codici ed emozioni primordiali. Questo cerimoniale rievoca quei riti che sono archetipi di una cultura arcaica che Cammilleri ben conosce. L’uovo diviene motore di un immaginario ricchissimo, immaginario-simbolo di una tensione di rinnovamento, e non solo di conservazione. Il cerimoniale con l’uovo come metafora della vita dell’uomo ma anche della morte, della caducità, irrompe di proposito in una scena spoglia in cui la donna dal volto non visibile compie un gesto tradizionale come il segno della croce che attinge al grande magma della tradizione cristiana, ma la donna nuda e la rottura di otto uova inscrivono la scena in una dimensione pagana e primordiale. Il leit motiv dell’uovo per Cammilleri, qui, diviene un rituale religioso, la magia dell’ex latino è accostato all’oscenità del vuoto della lingua di oggi: il sacro e il profano si confondono. Cammilleri dimostra ancora una volta di saper giocare con le parole, con la lingua, creando aspettative semantiche che vengono tradite approdando a nuovi costrutti con significanti allitteranti rispetto a quelli tradizionalmente codificati. Tuttavia i nuovi costrutti di Cammilleri, pur operando dirottamenti, sviluppano nuovi significati, nuove visioni che non escludono quella precedente, ma la superano (vedi Hovo sapiens, Rottura di pelle). Dunque il vuoto è ex, per cui ne deriva un significato fortemente ambiguo giacché ex in latino significa “da”; mentre, in alcune lingue contemporanee, tra cui l’italiano, “indica che la condizione o la funzione espressa del sostantivo è ormai decaduta o cessata” (Il dizionario di Italiano Sabatino – Coletti). Con Cammilleri siamo sempre in presenza di una potenza che rivela ma non dà risposte, poiché – come dice Cassirer - ogni designazione linguistica è necessariamente polisensa; e in questa pluralità di significati, in questa paronimia delle parole, è da ricercare la fonte e l’origine di tutti i miti. (Linguaggio e mito). La rappresentazione dell’originarsi di un gesto, di un atto preciso della vita dall’uovo è un tentativo quasi antropologico di ricostruzione di un mito in un contesto sociale connotato dal totalitarismo dell’immagine e della tecnologia e in cui gli individui hanno perso qualsiasi contatto con la verità della Natura. La sicilianità di Cammilleri assurge ad archetipo dell’umanità. Il segno della croce, effettuato sul corpo nudo, lascia al tuorlo la funzione di mediare il corto circuito tra il mondo arcaico, immerso nel mito, e il vuoto in cui è immerso il mondo contemporaneo. La luce è solo sul corpo, mentre lo sfondo è scuro come se alludesse alla morte, sensazione che resta nella memoria dopo la visione. La rivelazione dell’inizio e della fine è un atto semplice ma non banale. Un uovo è la mappa di un corpo che sarà nella sua soggettività e nel suo farsi in un habitat, in un milieu. Ex vuoto riabilita l’idea di essere e, quindi, di vita e di morte. Attraverso la manipolazione del linguaggio e dei significanti, Cammilleri gioca con l’ambiguità dei simboli religiosi, ma esprime messaggi che risalgono all’alba dell’umanità, prima dei monoteismi. La croce, prima ancora che simbolo cristiano, infatti, è figura geometrica. Presso gli antichi, soprattutto presso i Romani, era il supporto su cui, uomini condannati a morte, scontavano la pena e uno di essi, Gesù, assurse a simbolo del cristianesimo. Ma oggetti cruciformi erano già presenti addirittura nelle culture preistoriche come attestano i ritrovamenti di molti reperti. La figura geometrica della croce come rappresentazione simbolica è una forma di intuizione del corpo e dello spazio. La concezione che distingue giorno e notte, luce e oscurità, è il nucleo di ogni sviluppo della civiltà umana. Attraverso una video arte in cui, comunque, vi è un atto performativo, assistiamo a una non nascita e, nello stesso tempo, a un’eutanasia: nell’arco di 2 minuti circa, si svolge, sotto i nostri occhi, la sovversione dell’atto creativo; anche i rumori prodotti dalla rottura dei gusci e dalla collusione delle uova sul corpo, producono l’effetto di un crash epocale. Tuorlo ed albume diventano materia inerte, incapace di generare. Resta il significato della cerimonia. Il tribalismo dell’azione e l’oggetto-uovo appartengono alla scoperta e alla determinazione della realtà soggettiva nella coscienza mitica. Il corpo femminile vibra di pulsioni, emana magia, potenza sciamanica. La dialettica tra il corpo-totem e il gesto distruttivo stabilisce un flusso di significati che vanno a sovvertire la percezione più recente del corpo e dell’arte. Cammilleri scardina l’assenza di comunicazione, tipica del corpo abusato sulla scena artistica degli ultimi decenni, e gli conferisce quella dignità, quel decoro perduto. Il corpo, l’arte, prima erano vuoti: ora chiedono di poter articolare la loro presenza, la loro imprescindibilità dopo essere stati sacrificati sull’altare del mercato.
di Claudia Placanica